
Diminuzione degli stipendi a marzo: ecco perchè - libriamociascuola.it
Stipendi di marzo 2025 in calo: l’importo netto in busta paga diminuirà. Che succede e cosa bisogna aspettarsi?
A partire da marzo 2025, lavoratori dipendenti e pensionati in Italia si troveranno ad affrontare una situazione inaspettata: la riduzione dell’importo netto in busta paga. Questa variazione non è causata da un abbassamento del salario, ma dall’introduzione di nuove trattenute fiscali che si aggiungono a quelle già esistenti. In particolare, l’acconto per le addizionali comunali comporterà un impatto significativo sui redditi netti. È fondamentale comprendere le dinamiche di questa situazione e le differenze che possono emergere in base al Comune di residenza.
La prospettiva di una diminuzione delle buste paga ha suscitato preoccupazione tra lavoratori e pensionati, che si trovano a dover affrontare un aumento delle spese quotidiane. Questa situazione è ulteriormente complicata dall’inflazione e dall’aumento del costo della vita, rendendo sempre più difficile per le famiglie arrivare a fine mese. In un contesto economico già sfidante, questa nuova misura rappresenta un ulteriore onere per i cittadini, che si trovano a dover affrontare sfide quotidiane sempre più complesse
Le ragioni dietro la diminuzione degli stipendi
Nel cedolino di marzo, i lavoratori si troveranno a fronteggiare l’aggiunta della trattenuta dell’acconto per il 2025, che si somma al saldo del 2024 già presente. Questo meccanismo di doppia trattenuta provoca una diminuzione dell’importo netto percepito. È interessante notare che, a differenza dei cedolini di dicembre, dove tali trattenute non vengono applicate, i lavoratori vedranno un aumento dello stipendio alla fine dell’anno.
Per comprendere meglio questo processo, analizziamo le addizionali comunali e regionali. I datori di lavoro, agendo come sostituti d’imposta, devono trattenere dalla busta paga sia l’Irpef sia le addizionali locali. Le addizionali regionali vengono trattenute da gennaio a novembre per il saldo dell’anno precedente, mentre le addizionali comunali vengono applicate sia in saldo che in acconto, creando così una doppia imposizione nel mese di marzo.

L’impatto delle trattenute varia notevolmente in base al Comune di residenza del lavoratore. Le addizionali comunali possono oscillare tra lo 0,2% e lo 0,8% del reddito imponibile, con alcune città come Roma che raggiungono una percentuale dell’0,9%. Questo implica che due lavoratori con lo stesso stipendio lordo, ma residenti in Comuni diversi, possono notare una differenza considerevole nel loro stipendio netto.
Ecco alcuni esempi per illustrare questa situazione:
- Lavoratore a Roma con stipendio lordo di 30.000 euro:
- Addizionale comunale annuale: 270 euro.
- Trattenuta mensile da marzo a novembre: circa 10 euro come acconto e 16 euro per il saldo.
- Riduzione dello stipendio di circa 10 euro a marzo rispetto a febbraio.
- Lavoratore a Milano con stipendio lordo di 50.000 euro:
- Addizionale comunale annuale: 400 euro.
- Trattenuta mensile: circa 26 euro per il saldo e 13 euro per l’acconto.
- Riduzione dello stipendio di circa 13 euro a marzo rispetto al mese precedente.
Implicazioni per i pensionati
Le stesse regole si applicano ai pensionati, che non sono esenti da questa situazione. Consideriamo alcuni esempi:
- Pensionato a Roma con un assegno lordo di 1.500 euro:
- Addizionale comunale annuale: 162 euro.
- Trattenuta mensile: circa 5,40 euro da marzo a novembre.
- Pensionato a Milano con una pensione lorda di 2.500 euro:
- Trattenuta mensile: circa 8 euro.
Per chi desidera verificare le modifiche al proprio cedolino, è possibile farlo tramite il cassetto previdenziale online, dove le informazioni sono già disponibili dal 20 febbraio. I pagamenti seguiranno il consueto calendario dell’INPS, con il ritiro in contanti presso le Poste Italiane a partire dal 1° marzo e l’accredito sui conti correnti bancari e postali a partire dal 3 marzo.