
Assegno di inclusione, novità in vista(www.libriamociascuola.it)
L’Assegno di Inclusione rappresenta un’importante misura di sostegno economico introdotta dal governo italiano per combattere la povertà.
Questa iniziativa, concepita per sostituire il Reddito di Cittadinanza, mira a garantire un supporto economico a cittadini in condizioni di vulnerabilità economica e sociale. Con l’entrata in vigore delle nuove normative, la cifra mensile dell’Assegno di Inclusione è aumentata, passando da 500 a 541 euro.
L’INPS gestisce due principali strumenti di sostegno: l’Assegno di Inclusione e il Supporto Formazione e Lavoro. Sebbene entrambi abbiano l’obiettivo di alleviare le difficoltà economiche, si differenziano per importi, requisiti di accesso e modalità di erogazione. Mentre l’Assegno di Inclusione si rivolge a categorie specifiche di beneficiari, il Supporto Formazione e Lavoro è progettato per incentivare l’occupazione attraverso corsi di formazione e attività di pubblica utilità.
Un lettore ha posto una domanda cruciale riguardo a questa transizione: “Sono titolare del Supporto Formazione e Lavoro e lavoro per il Comune. Ho compiuto 60 anni a febbraio. Posso passare all’Assegno di Inclusione e come devo procedere?” La risposta a questa domanda è fondamentale per molti nella sua situazione, poiché il passaggio a un sussidio più vantaggioso può fare una significativa differenza economica.
Requisiti per l’Assegno di Inclusione
L’Assegno di Inclusione è destinato a una ristretta platea di beneficiari. Possono accedervi:
- Persone con più di 60 anni
- Minori di 18 anni
- Persone con disabilità riconosciuta con una percentuale minima del 67%
- Coloro che si prendono cura di familiari disabili o minori
- Persone seguite dai servizi sociali
Questo nuovo strumento ha ridotto drasticamente il numero di beneficiari rispetto al Reddito di Cittadinanza, che era più inclusivo. D’altra parte, il Supporto Formazione e Lavoro è stato introdotto per supportare le persone in stato di povertà che non rientrano nei requisiti per l’Assegno di Inclusione. L’importo mensile per il Supporto Formazione e Lavoro è fissato a 500 euro, mentre l’Assegno di Inclusione parte da 541 euro.

Un’altra importante differenza tra i due strumenti riguarda le modalità di erogazione e utilizzo dei fondi. L’Assegno di Inclusione è erogato tramite una card prepagata, che consente di utilizzare i fondi esclusivamente per beni di prima necessità e per il pagamento delle bollette. Questo sistema è stato progettato per garantire che i sussidi siano utilizzati in modo responsabile.
Al contrario, il Supporto Formazione e Lavoro viene erogato tramite bonifico bancario o bonifico domiciliato, senza alcun vincolo di spesa. Questo significa che i beneficiari hanno maggiore libertà nell’utilizzo del denaro ricevuto, potendo decidere come gestirlo in base alle proprie necessità. Questa maggiore flessibilità è compensata dall’obbligo di partecipare a corsi di formazione o attività di pubblica utilità.
Trasferimento da Supporto Formazione e Lavoro a Assegno di Inclusione
Per chi desidera passare dal Supporto Formazione e Lavoro all’Assegno di Inclusione, è necessario seguire alcune semplici procedure. Coloro che compiono 60 anni possono richiedere il passaggio a questo nuovo sussidio, che offre un importo mensile più elevato e una durata di 18 mesi, rinnovabile per ulteriori 12 mesi dopo un mese di sospensione.
Per effettuare la richiesta, è sufficiente presentare domanda all’INPS. Se la domanda viene presentata entro la fine di marzo, l’ultima mensilità percepita con il Supporto Formazione e Lavoro sarà quella del mese corrente, consentendo così di iniziare a ricevere l’Assegno di Inclusione a partire dal 15 aprile. Questo rappresenta una notevole opportunità per chi si trova in una situazione di precarietà economica e desidera garantire un sostegno più adeguato.
La riforma delle misure di sostegno al reddito in Italia ha suscitato un ampio dibattito. Mentre alcuni sostengono che le nuove norme siano necessarie per garantire un sostegno mirato alle categorie più vulnerabili, altri ritengono che l’esclusione di molti beneficiari dal Reddito di Cittadinanza abbia creato un vuoto di protezione per le fasce più deboli della popolazione.